Notizie
M.O.V.M. TENENTE ATTILIO CORRUBIA GdF
Scritto da Bartolomeo SANTORO Giovedì 23 Gennaio 2014 09:46
Di Barile (Potenza) nato il 30 gennaio 1918*, impiccato dai tedeschi ad Epidauro (Peloponneso) il 23 gennaio 1944.
Il padre Giovanni, di Barile (PZ) era un bravo geometra trasferitosi presso l’Ufficio del Catasto ad Avellino con sua moglie Margherita Ginnasi. Interrotti, nell'ottobre del 1939, gli studi di Giurisprudenza all'Università di Bari, il giovane era stato ammesso al Corso allievi ufficiali dell'Accademia della Guardia di Finanza. Ne era uscito nel settembre del 1941 con la nomina a sottotenente, destinato al V Battaglione della GdF mobilitato in Grecia e nel Peloponneso. Il 1° settembre 1943, pochi giorni prima dell'armistizio, Corrubbia era stato promosso tenente e l'8 settembre 1943 non esitò a passare con i partigiani greci che combattevano contro i tedeschi. Impegnato, con altri militari italiani, nel Battaglione partigiano greco "Elios" - operante a Kalavrita e che sul finire di dicembre si spostò nella zona di Arafarà –Abele. Il 19 gennaio 1944 il tenente Corrubia finì per essere catturato dai tedeschi. Dopo quattro giorni di duri interrogatori, durante i quali l'ufficiale della GdF rifiutò di fornire notizie utili per la cattura degli altri partigiani della formazione, Corrubia fu impiccato sulla piazza di (Eghion) Epidauro. La motivazione della massima ricompensa al valor militare concessa alla sua memoria dice: "Aiutante maggiore di battaglione dislocato nel Peloponneso, riusciva a sottrarsi all'atto dell'armistizio alla cattura da parte delle truppe tedesche e si aggregava a banda partigiana greca, seguendone la rischiosa attività. Catturato in seguito a delazione e sottoposto a sevizie, si rifiutava di fornire qualsiasi elemento che potesse giovare al nemico. Condannato a morte mediante impiccagione, affrontava la prova suprema con intrepida fierezza ed ardimentosa serenità".
La serenità con la quale affrontò il supplizio ed il suo eroico contegno tenuto durante le torture e dopo la sentenza di morte, destarono l’ammirazione dello stesso nemico.
Nel 2004, nel sessantesimo anniversario del sacrificio dell’intrepido ufficiale della Finanza, a Lauria (PZ) la sede dell’attuale Comando Compagnia è stata intitolata a suo nome.
A lui è intitolata, inoltre, la motovedetta della Guardia di Finanza (serie III).
Fonte: Comando Generale Guardia di Finanza –Albo d’ORO /Ufficio Storico – nota n. 122700/392 del 16/04/2004.
*Dal foglio matricolare risulta nato tuttavia in un Ospedale di Avellino anche se successivamente venne registrato dal padre presso il comune di origine (Barile –Potenza)
Add a comment
Maratea (PZ) ricorda la M.O.V.M. Biagio LAMMOGLIA
Scritto da Bartolomeo SANTORO Giovedì 31 Ottobre 2013 19:13
L'Eroe Marateota sarà ricordato presso l'Ex scuola elementare in località massa di Maratea alle ore 17:00, con l'occasione il maestro lucano Vincenzo d'Acunzo presenterà il ritratto che ha realizzato nell'ambito del progetto di ridare colori ai Valorosi EROI lucani, curato con l'ausilio della federazione potentina dell'Istituto del Nastro Azzurro e membri del comitato scentifico del Centro Studi Storico Militare G. Salinardi.
Add a comment
Ultimo aggiornamento Giovedì 31 Ottobre 2013 19:21
La città di Potenza ricorda la M.O.V.M. Ten. c.c. Orazio PETRUCCELLI
Scritto da Bartolomeo SANTORO Domenica 15 Settembre 2013 16:41
Il 24 Settembre 2013 ricorrono 70 anni dalla fucilazione del Ten. c.c. Orazio PETRUCCELLI, potentino, decorato di medaglia 'd'Oro al Valor Militare eroicamente caduto a Cefalonia nel settembre del 1943.
Add a comment
Ultimo aggiornamento Venerdì 20 Settembre 2013 11:55
Accadde l'11 novembre 1961
Il 23 Novembre 1961 i due equipaggi dell'aereonautica italiana avrebbero esaurito il loro compito in Kongo e sarebbero ritornati nel suolo patrio.La mattina di sabato 11 novembre 1961 i due aerei decollano dalla capitale Leopoldville per portare rifornimento alla piccola guarnigione malese dell'ONU che controlla l'aeroporto poco lontano da Kindu, ai margini della foresta equatoriale.
È una regione dove i bianchi non stanno volentieri e che da mesi è sconvolta dal passaggio delle truppe di Gizenga provenienti da Stanleyville e diretti nel Katanga. Nessuno è in grado di controllare questi soldati: si ubriacano; sono ossessionati dal terrore dei parà di Ciombè; privi di disciplina, compiono misfatti, ruberie, soprusi; terrorizzano non solo gli europei di Kindu, ma la stessa popolazione indigena. Gli aerei italiani però non si devono fermare, rientreranno alla base nella stessa giornata, solo il tempo di scaricare e, per gli equipaggi, di mangiare qualcosa. I due C-119 compaiono nel cielo di Kindu poco dopo le 2 del pomeriggio, fanno alcuni giri sopra l'abitato, poi atterrano. Da vari giorni in città c'è un'agitazione maggiore del solito. Fra i duemila soldati congolesi di Kindu si è sparsa la voce che è imminente un lancio di paracadutisti mercenari di Ciombe; da tempo le truppe di Gizenga che operano nel nord del Katanga, 500 chilometri più a sud, sono bombardati dagli aerei katanghesi.
Quando, il sabato, vedono volteggiare in cielo i due aerei, la paura dei congolesi aumenta; il sospetto diventa certezza: sono i parà . Il terrore e il furore s'impossessano dei soldati, che saltono sui camion e vanno all'aeroporto e poi alla mensa dell'ONU, una villetta distante un chilometro, dove il maggiore Parmeggiani e gli altri italiani si sono recati in compagnia del maggiore Maud, comandante del presidio malese. All'arrivo dei congolesi, sempre più numerosi e minacciosi, gli italiani che sono disarmati, cercano di barricarsi all'interno dell'edificio ma vengono catturati. I pochi malesi di guardia vengono disarmati e malmenati. Il primo a morire è il tenente medico Remotti che tenta di fuggire. I dodici italiani superstiti vengono assaliti; poi pesti e sanguinanti, con il cadavere di Remotti, vengono caricati su due camion, portati in città , e scaricati dove termina la via principale, L'Avenue Lumumba Liberateur, davanti alla prigione, una costruzione bassa di mattoni rossi circondata da una muraglia.
Alle prime luci della sera i militari italiani vengono finiti con due raffiche di mitra. Poi una folla inferocita si scaglia sui corpi martoriati e ne fa scempio a colpi di machete.
Questi furono falsamente accusati di fornire le armi ai secessionisti[2]. I miliziani diffusero la notizia secondo la quale gli italiani fossero in volo verso il Katanga e fossero stati ingannati e convinti ad atterrare a Kindu dai responsabili della torre di controllo; l'inviato speciale Alberto Ronchey per La Stampa pochi giorni dopo constatò lo stato di non funzionamento della torre di controllo a partire da vari mesi precedenti l'uccisione[3]. Soltanto nel febbraio del 1962, quel che rimane di questi italiani, martiri di una missione di pace, verranno scoperti in due fosse lunghe e strette, nel cimitero di Tokolote, un piccolo villaggio sulle rive del Lualaba, sfiorato dalla foresta[4].
Un altro italiano venne ucciso alcuni giorni prima, sempre in Congo, durante un'imboscata da parte di alcune truppe rivoluzionare. Si trattava del volontario Raffaele Soru, anch'egli decorato con la Medaglia d'Oro al Valore Militare.
(FONTE: WIKIPEDIA)
Â
Â
Â
Il comune di Potenza l'11 novembre del 2011 nel 50° anno della triste ricorrenza nella scuola Elementare intitolata proprio a Nicola Stigliani ha inaugurato un busto bronzeo.
Add a comment
In ricordo del Brigadiere Antonio Cezza
Scritto da Segretario Giovedì 21 Luglio 2011 22:47
Vogliamo ricordare a 21 anni dalla tragica morte del Brigadiere dell’Arma dei Carabinieri, Antonio Cezza assassinato nel fior fiore della sua giovinezza aveva 26 anni, ferito a morte, mentre cercava di convincere un pregiudicato armato di fucile ad arrendersi nei pressi della Villa Comunale a Melfi il 17 Luglio del 1990, mori pochi giorni dopo il 22 Luglio a nell’ospedale San Carlo a Potenza.
Il Brigadiere Antonio Cezza, era conosciuto tra la gente del posto per la sua bontà , per i suoi valori morali e senso del dovere, un eroe della benemerita che ha lasciato tra i colleghi un vuoto incolmabile.
Come riconoscimento ed attaccamento al senso del DOVERE alla Benemerita, Il Brigadiere Antonio Cezza nato a Cursi (LE) il 15 Febbraio 1964 fù insignito della Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione: ” Sottufficiale addetto al nucleo operativo e radiomobile di Compagnia, appreso che in giardini pubblici della sede era in atto una grave rissa, sebbene libero dal servizio e in abiti civili interveniva prontamente insieme ad altri militari. Intercettato noto pregiudicato armato di fucile e in atteggiamento minaccioso lo affrontava con grande sprezzo del pericolo precedendo i commilitoni. Veniva ferito mortalmente dalla proditoria e ravvicinata azione di fuoco da parte del malvivente a cui aveva intimato la resa. Fulgido esempio di elette virtù militari, altissimo senso del dovere e generoso altruismo spinti fino al supremo sacrificio.
Dove tra l’altro L’arma dei Carabinieri l’1 Marzo 2006 alla sua memoria in titolò la Caserma del Comando Stazione Carabinieri di Melfi.
Add a comment
Ultimo aggiornamento Sabato 15 Dicembre 2012 18:29
Pagina 1 di 2