Nel mio cuore nessuna croce manca

Albo d’Onore

PROFILO STORICO DEL 91° BATTAGLIONE  “LUCANIA”

 

Il 91° Battaglione “LUCANIA”, che eredita la bandiera e le tradizioni del 91° REGGIMENTO di FANTERIA,  ha origini più remote che risalgono all’epoca del nostro Risorgimento nazionale e più precisamente all’anno delle imprese Garibaldine in Sicilia e nel Napoletano : il 1860.

Non a caso il 91° Fanteria ha assunto il nome di una regione che fu animosa cooperatrice del Risorgimento. Fu a Potenza, infatti, che il Col. Camillo Boldoni si adoperò per raccogliere ed organizzare militarmente le forze degli insorti Lucani del 1860 al propagarsi dell’eco dei successi garibaldini. I tremila volontari con la denominazione di “CACCIATORI LUCANI” vennero inquadrati nella divisione Cosenza (16ª) e mossero su Napoli con la colonna garibaldina per entrarvi acclamati il 18 settembre 1860.

Destituito da Garibaldi, Boldoni lasciò il comando a Domenico Asselta.

Vennero riservati ai Cacciatori i Granili – già depositi borbonici – per il loro accasermamento e venne data loro facoltà di lasciare l’Esercito o rimanervi. Furono però in molti a rimanere sotto le Bandiere ed uniti ad altri nuovi elementi formarono la BRIGATA BASILICATA.

Questa Brigata era ripartita in due Reggimenti affidati al Ten.Col. Giorgio Caravà e al Ten.Col. Griziotti e venne assegnata alla Divisione Medici (15ª) con a capo il Col. Brig. Clemente Corte.

La Brigata venne impegnata in quello che fu l’ultimo tracollo dei Borboni sul Volturno, il 15 ottobre si impegnava in un fatto d’arme molto serio a San’Angelo in Formis, pagando un largo tributo di sangue.

Caddero infatti sul campo il Cap. Salvatore Monti, il Ten. Gentile Rossi ed il volontario Celestino Grossani.

Ancora oggi, nel cimitero Garibaldino di Sant’Angelo in Formis è possibile vedere un monumento che ricorda le imprese eroiche della Brigata Basilicata.

In quel giorno la quarta compagnia del capitano Ravioli da sola fece 43 prigionieri ed il Serg. Gennaro Cacace venne decorato di medaglia d’argento al V.M..

La compagnia meritò l’encomio solenne e l’intera Brigata il plauso e le lodi dell’esercito regolare sardo.

Il R.D. dell’11 novembre 1860 – che scioglieva l’Esercito Meridionale – segnò anche la fine della Brigata Basilicata dopo breve ma non ingloriosa vita.

Tutti gli esempi e le virtù della Brigata Basilicata sarebbero passati infatti alla nuova omonima Brigata 22 anni dopo.

 

Il 29 giugno 1882, col nuovo ordinamento del Regio Esercito, vennero previsti 16 nuovi reparti di fanteria tra cui, il 91° e 92° reparti gemelli della disciolta Brigata “BASILICATA”.

L’attuazione del progetto non avvenne però che solo due anni dopo.

Il R.D. del 4 settembre 1884 stabilì che, a partire dal 1° novembre, si formassero le nuove otto Brigate col concorso dei 78 corpi di fanteria già esistenti.

Il 91° Reggimento traeva i suoi elementi dalle Brigate Savona, Brescia, Pistoia e Modena, ciascuna delle quali dava due o tre delle proprie compagnie al completo del personale con esclusione soltanto degli attendenti degli Ufficiali e con proprie dotazioni di materiali di mobilitazione, regolamenti, ecc.

Il Comando della Brigata Basilicata fu assunto da un insigne Ufficiale e scienziato, il Col. Brig. Annibale Ferrero, Primo Comandante del 91° fu il Col. Luigi Porporati (n. 1834) che si avvalse della competente collaborazione dei Maggiori G.B. Sanna (3° btg.), Giuseppe Doro (1° btg.), Ippolito Viora (2° btg.), Carlo Filippa (relat.), Cap. Ettore Montignani (aiut. maggiore).

Tra i fatti salienti della vita del 91° Reggimento nei primi anni della costituzione  va ricordata la partenza nel 1885 della 7ª Compagnia per l’Eritrea al comando del Cap. Eraclito Soffini e con un organico di cinque Ufficiali e 168 uomini, incorporati nel 1° Battaglione F. “AFRICA”.

Questi partirono da Napoli – dove aveva sede il Reggimento ai “Granili” – il 18 febbraio e rimasero in Africa tre anni e tre mesi.

Nell’agosto del 1886 il 91° venne trasferito a Salerno distaccando un battaglione a Sala Consilina (con una compagnia a Vallo della Lucania) e nel 1890 a Reggio Calabria con compagnie distaccate a Scilla e Gerace.

Questa sede fu per il reparto molto disagiata per le condizioni di pubblica tranquillità e sicurezza.

Quasi a premio, per le fatiche sopportate, il 91° venne trasferito nell’ottobre del 1893 a Novara  (Caserma Perrone di San Martino) iniziando i soggiorni più lunghi.

Da Novara nel 1896 partirono 3 Ufficiali e 33 uomini per la guerra d’Africa e parteciparono alla infusta giornata di Adua.

Il 1898 – l’anno delle rivoluzioni sociali – vide impegnato il 91° in servizi d’ordine pubblico non solo a Novara ma anche a Milano.

Meritò l’encomio solenne il Ten. Col. Alessandro Chiaperotti, successivamente, nel 1900, vennero organizzati anche soccorsi in Valle dell’Ossola a favore delle popolazioni colpite dall’alluvione.

Nel settembre dello stesso anno si ebbe un nuovo cambio di guarnigione, da Novara a Civitavecchia, dove il reparto vi sarebbe rimasto fino al 1907.

Il 91° Reggimento occupò con il Comando il “Casermone” (oggi sede della Guardia di Finanza) e sedi distaccate a Castrovillari (deposito), a Terracina, Velletri, Sora, ed a Fontana Liri.

Insigni nomi di validi Comandanti si susseguirono in tale periodo. Al comando della Brigata venne assegnato il Gen. Mario Nicolis di Robilant – Capo dell’Armata in Cadore e Senatore del Regno, i colonnelli Eugenio Risoli (famoso eroe della guerra di Libia e Tenente Generale del II C.A. nel 1915) e Italo Franceschi comandarono il 91°. Appartenne in questi anni al 91° anche il Magg. Giovanni Pastorelli morto colonnello alla testa del 48° F. e decorato di medaglia d’oro al V.M.. Sicuramente il reparto lasciò un buon ricordo di sé a Civitavecchia, dove si distinse anche per la partecipazione alla vita sociale promuovendo iniziative musicali e gare sportive.

Il 18 settembre 1907 il 91° fu trasferito a Torino, dove rimase fino al 1943. Occupò inizialmente la caserma Pietro Micca. Fu sempre cordiale il rapporto della città con entrambi i reparti della Brigata Basilicata ed i militari sempre si adoperarono per iniziative umanitarie, come dimostrano le numerose ricompense al Valor Civile concesse in quegli anni a coronamento di atti eroici.

Nel 1911 il Reggimento – pur senza partecipare con i propri reparti organici – inviò 26 Ufficiali e 1194 militari di truppa per il completamento dei vari reggimenti di fanteria costituenti il corpo di spedizione in Libia (4° – 18° – 22° – 23° – 34° – 43° – 50° – 60° – 68° ) e fornì una sezione di mitragliatrici Maxim al 93° Fanteria.

Molte furono le ricompense al valore tributate ai suoi fanti, anche se sotto le insegne di altro corpo, infatti vennero decorati di medaglia d’oro, tra gli altri, il Colonnello Giovanni Pastorelli (40° Fanteria) ed il Ten. Col. Vittorio Gandolini (23° Fanteria), già Ufficiali del 91°.

Le virtù del Reggimento emersero particolarmente nel corso della I Guerra Mondiale. Partecipò combattendo su Cima Palombino – Forcella Dignas e Monte Cavallino (1915), San Pauses e Monte Cadini (1916), combattè in Cadore fino alla disfatta di Caporetto, quando dovette ripiegare con le altre truppe. Andò allora a prendere posizioni a Pederobba in Val Cavasia e sul Monfenera: è qui che nelle giornate dal 18 al 22 novembre 1917 si distinse per la sua incrollabile tenacia nel mantenere posizioni importanti per la tenuta della difesa italiana. Spostandosi quindi sul Monte Asolone partecipò alla difesa di importanti posizioni (dicembre 1917).

Nel 1918 combattè su Col Maschio, Col Fenilon e Col del Miglio, partecipò in giugno alla battaglia del Piave distinguendosi ancora per il suo valore e spirito di sacrificio.

Operò sul Grappa durante al battaglia di Vittorio Veneto, avanzando poi in Valle San Lorenzo fino a Sezze.

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